Un tentativo di analisi delle finali Under 16 maschili.

Trento, Campione d'Italia Under 16

Mario Mazzini – DS Ursa Major Volley

Dal 2 al 5 giugno si sono svolte a Potenza le finali nazionali under 16 maschili, molto ben organizzate dal C.O.L.  che ha fatto molti sforzi per essere inappuntabile e tecnologicamente “very trendy”.
Un bel sito internet articolato in molte sezioni ricche di dati, un’ottima sistemazione alberghiera per tutte le squadre raggruppate sotto un’unica struttura, gli spostamenti completamente a carico dell’organizzazione con pullman modernissimi, le molte partite in streaming, un telegiornale interno dedicato all’evento, una gran campagna promozionale in città,  sono alcuni dei punti a favore dell’organizzazione. Qualche appunto lo si potrebbe fare su qualche impianto e forse sulla premiazione, ma nel complesso un bell’8 e ½ decisamente migliore dell’organizzazione “ruspante”  delle analoghe finali di Chianciano dell’anno prima.
Analizzando le squadre partecipanti si consolida la tendenza degli ultimi anni : anche questa categoria giovanile è diventata un terreno di caccia delle grandi società di A1 ed in subordine di A2, sparute e spesso confinate nelle zone basse della classifica sono le società di livello inferiore. Basta guardare l’albo d’oro degli ultimi dieci anni per vedere presente quattro volte la Sisley e tre volte Cuneo e ora è arrivata pure Trento che sarà la grande favorita anche per la prossima stagione. Chi scrive ricorda che nella notte dei tempi (anni ’70 e ’80) in tutti i campionati giovanili era concessa una possibilità di vittoria a tutte le società che fossero animate da passione ed impegno, mentre solo nella categoria maggiore si affacciavano con regolarità le società più grandi. Ora senza fare ricerche specifiche ma solo andando a memoria già negli ultimi cinque anni anche nell’under 14 maschile il titolo nazionale è stato sempre appannaggio di società di A1 (Macerata, Vibo, Sisley, Falconara, Sisley). In questa edizione come già nella precedente ecco quindi partire da grandi favorite le solite note che lottano pure per il titolo maggiore: Trentino Volley, Cuneo, Sisley Treviso, delle grandi società mancano Macerata e Modena, ma è la formula delle qualificazioni alle finali che impedisce aprioristicamente a molte società di A di essere presenti.
Estendendo il discorso alla A2, abbiamo infatti che ben 13 su 16 partecipanti erano espressioni della serie A; restavano fuori solo Ursa Major Ostia (6° classificata / serie C),  Black Lions Napoli ( 11° classif / serie C) e Capaci Palermo (15° / serie C) che fra l’altro, credo, fossero le uniche ad avere anche un settore femminile. La formula dei campionati under 18 limita la presenza delle squadre di A ad un numero predefinito, ma la storia dice che anche lì la lotta per il titolo si gioca in quell’enclave ristretta. A questo punto sarebbe opportuno da parte dei massimi organi federali, sia in ambito nazionale sia in quello locale, fare un’analisi seria per capire se ciò rappresenti un bene per il movimento visto nella sua globalità e quindi se contrastare o facilitare questa tendenza. Il problema a mio avviso è chiaro e deve avere una prospettiva più ampia: deve continuare, almeno come scelta programmatica,  l’era  nazional-popolare con la pallavolo sport per tutti tanto in voga negli anni d’oro oppure si deve ricercare, almeno nel settore maschile,  la specializzazione delle società guidando quel processo darwiniano lentamente in atto? Questo può produrre l’abbattimento del numero delle società di livello per selezionarle con criteri sempre più restrittivi fornendo prodotti qualitativamente migliori a scapito della quantità? A disposizione per discuterne le varie implicazioni dopo uno studio serio del fenomeno.
Ritornando a problemi che esulano la politica sportiva, vediamo nelle squadre un proliferarsi di ruoli sempre più specifici, sempre per rivangare il passato remoto (scusate ma è tipico di una certa età)  mi ricordo di finali nazionali, quando erano a sei squadre, in cui ero solo in panchina con le riserve e lo studio degli avversari era improvvisato su pezzi di carta. Ora tutti, almeno a questi livelli, hanno un secondo ed un team manager oltre ad uno scout-men ed al DS appostati sugli spalti. Si sperimentano connessione wi-fi spalti panchina e ci sono specialisti della match-analisys che forniscono valanghe di dati. Mi piace immaginare gli odierni allenatori come chi guida la macchina utilizzando sempre il navigatore per spostarsi, ma se l’indirizzo di arrivo non è memorizzato o si perde il segnale, cosa fanno? Lasciando perdere le malignità, salvo errori od omissioni ho notato la presenza costante del fisioterapista solo per il Vero Volley e l’MRoma. 
Dal punto di vista strettamente tecnico sportivo si può dire che però il torneo era molto omogeneo con un buon livello raggiunto da molte squadre, l’altezza media cresce ad  ogni manifestazione, ma quest’anno mancavano le torri di oltre due metri ben più abbondanti nella passata edizione. L’anno passato c’era un team dominante già in partenza grande favorita che alla fine perse un solo set, in questa tornata con il senno di poi si può dire che la classifica poteva essere rimescolata in maniera sensibile basterebbe dire che la decima nelle qualificazioni ha sconfitta la prima per tre a zero. Tutto questo non vuol dire che Trento non si sia meritato il titolo, ma che anzi il suo giovane tecnico Francesco Conci l’ha preparata al meglio ottimizzando le risorse di una squadra senza superstar. Oltretutto ha vinto con un gioco semplice ed essenziale: doppio palleggiatore con tre attaccanti in prima linea ed udite udite attacco di secondo tempo in zona tre (la cara vecchia mezza al centro, quanti ricordi..). I ragazzi trentini avevano per la loro età un controllo di palla notevole che li portava ad una ricezione ed una difesa didatticamente quasi perfetta correlata ad un muro non stratosferico ma composto.
 La Sisley Treviso, seconda classificata, era fisicamente più dotata, ma meno omogenea dal punto di vista tecnico e con qualcuna delle sue star un po’ troppo nervosetta. Il Bacchi Perugia terza classificata è stata, almeno per me la vera rivelazione del torneo, la squadra umbra sopperiva ai centimetri mancanti con doti tecniche notevoli, con una applicazione tattica in alcuni fondamentali superiore alla media (almeno così mi è sembrato) ed in più esercitando una costante pressione psicologica sull’avversario che alla fine l’ha portata ad un eccezionale terzo posto ed alla premiazione come miglior attaccante dell’opposto Sartoretti alto non più di 185 cm e con una buona elevazione, ma non proprio una cavalletta.
Il  gioco delle altre squadre era tendenzialmente omogeneo con un classico attacco di primo tempo in zona tre , uno di seconda linea con l’opposto, e  la palla in posto quattro era spesso un vero terzo tempo. Brillavano per le loro assenze, se non in maniera molto sporadica, le famigerate 7 e 2 che sembrano la meta finale, lo Shangri-La  delle squadre giovanili laziali. Altro momento di soddisfazione è stata l’assenza del grido “super” che echeggia continuamente, come una mantra malefico, sui campi romani. Da capire se la grossa severità applicata in maniera costante nel secondo tocco di palleggio sia un’indicazione limitata a questa manifestazione o se sia una tendenza in atto da parte della classe arbitrale italiana da applicare nella prossima stagione almeno a livello giovanile.
Per l’anno prossimo si riproporranno sicuramente  Trentino Volley, Falconara, Vero Volley e Mroma, che per quanto mi risulti sono quelle più infarcite di giovani del 96. Una nota a parte va fatta per la torneistica:   tutte le squadre di alta classifica oltre ai campionati di serie di buon livello, hanno partecipato per studiarsi e confrontarsi ad uno o più tornei di grande qualità che per questa fascia di età si chiamano Trofeo Bussinello, Winter Cup , torneo di Loreto e Memorial Foroni.
Voglio chiudere con una considerazione finale maturata con l’esperienza personale della mia società il Progetto Roma Sud (Consorzio Ostia VC-Roma 12 sponsorizzata da Ursa Major): per una società di medio livello, il cui nome non ha l’appeal sufficiente per reclutare talenti dispersi nel territorio,  solo partecipando a campionati di serie impegnativi (con i rischi del caso) e a tanti validi tornei (con ingenti impegni economici prolungati negli anni non solo della società ma anche delle famiglie), è possibile affrontare queste competizioni senza timori reverenziali nei confronti dei grandi nomi del volley italiano, gestire le terribili fatiche delle tante partite senza respiro e affrontare le tante soluzioni tecnico-tattiche adottate dalle avversarie. Il lato oscuro della faccenda è che poi se riesci ad emergere le grosse società reputano  inevitabile la cessione a loro degli elementi migliori. Un caro saluto, infine, a tutte le società medio-piccole  a cui abbiamo richiesto solo per questa stagione un giocatore a cui hanno sottratto  alcune esperienze memorabili.